Piano Transizione 4.0: un’opportunità unica per la digitalizzazione dei processi produttivi delle aziende

Piano Transizione 4.0: un’opportunità unica per la digitalizzazione dei processi produttivi delle aziende

Mentre Industria 4.0  e Impresa 4.0 vanno in pensione, la nuova politica industriale italiana offre alle aziende la possibilità di crediti d’imposta agevolati grazie all’introduzione del Piano Transizione 4.0. 

Questa misura, che ha stanziato, a partire dal 2021 e prolungato fino al 2023, 13,38 miliardi euro più l’aggiunta di 5,08 miliardi del Fondo complementare, intende favorire gli investimenti privati ​​in prodotti e attività che supportano la digitalizzazione attraverso il riconoscimento di crediti d’imposta, con l’obiettivo di assistere le imprese nella loro trasformazione digitale.

Gli obiettivi di questo nuovo Piano sono quelli di stimolare gli investimenti privati e dare slancio e fiducia alle imprese del Made in Italy che potranno così acquistare beni strumentali, materiali e immateriali, per compiere una transizione tecnologica sempre più cruciale per competere nel mercato.

Per comprendere meglio come sfruttare queste agevolazioni, scoprirai:

Cos’è il Piano Transizione 4.0 

Il Piano Transizione 4.0, introdotto dalla legge di Bilancio 2020, è una misura che oltre a sostituirsi ai precedenti “Impresa 4.0” e “Industry 4.0”, propone aliquote agevolative differenti in base alle diverse tipologie di investimento.

Queste aliquote sostituiscono tutte le misure disponibili prima del 2020, come ad esempio il superammortamento, ponendo l’attenzione sull‘innovazione sostenibile.

Piano Transizione

Cosa rientra nel Piano Transizione 4.0

Il Piano Transizione 4.0 permette una piccola rivoluzione per quanto riguarda le agevolazioni fiscali, riprogrammandole su più anni.

Tra gli interventi che rientrano nel Piano Nazionale Transizione 2023 ci sono:

  • Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali: è un’agevolazione che riguarda le imprese che acquisteranno nuovi beni strumentali, immateriali e materiali, utili al fine di attuare la transizione tecnologica e digitale dei processi produttivi. Le aziende che usufruiranno di questa agevolazione dovranno avere sede in Italia. L’incentivo, inoltre, fa distinzione tra le varie aliquote di credito in base alla tipologia del bene acquistato, sostituendo il superammortamento e l’iperammortamento.
  • Credito d’imposta per investimenti nello sviluppo, innovazione, ricerca e design: agevolazione rivolta alle aziende che vogliono investire nello sviluppo, ricerca e innovazione per migliorare la transizione tecnologica all’interno dell’economia circolare, con particolare attenzione alla sostenibilità. All’interno di questa agevolazione troviamo tutte quelle attività, come l’innovazione tecnologica 4.0 e la transizione ecologica, in grado di aumentare la competitività nel mercato delle aziende italiane, come l’innovazione tecnologica 4.0 e la transizione ecologica.

Cosa non rientra nel Piano Transizione 4.0

Nel 2023 non viene applicato nessun rifinanziamento per il credito Formazione 4.0, previsto nella Legge di Bilancio del 2018.

Questo credito che permette di investire nella formazione del proprio personale riguardo materie tecnologiche, è parametrato secondo quanto speso nel 2022. Nello specifico:

  • Credito d’imposta al 50% per le piccole imprese, con un tetto massimo di 300.000 euro.
  • Credito d’imposta al 40% per le medie imprese, con un tetto massimo di 250.000 euro.
  • Credito d’imposta al 30% per le grandi imprese, con un tetto di 250.000 euro per azienda.

Non è stato predisposto, inoltre, nessun finanziamento per quanto riguarda la nuova Sabatini, ovvero quella misura che serviva a sostenere gli investimenti delle PMI per l’acquisto di beni strumentali.

Piano Nazionale Transizione 4.0

Nei beni immateriali 4.0 sono ammessi tutti quei beni interconnessi tra loro e con i sistemi aziendali che fanno parte delle piattaforme, applicazione e software utili per:

  • Trattare ed elaborare i dati
  • Monitorare e controllare le macchine e i sistemi di produzione
  • Progettare i sistemi di produzione
  • Comunicare e condividere dati
  • Migliorare l’efficienza energetica degli impianti
  • Cybersecurity
  • Archiviare digitalmente le informazioni riguardanti il ciclo del prodotto
  • Ricostruire virtualmente contesti reali
  • Cloud computing
  • Implementazione dell’intelligenza artificiale

Nei beni materiali sono ammessi tutti quei beni acquistati per la transizione tecnologica delle imprese come:

  • Beni strumentali il cui funzionamento dipende da sistemi computerizzati o sensori
  • Beni strumentali per migliorare la qualità e la sostenibilità
  • Dispositivi, strumentazione e componentistica intelligente per l’integrazione, la sensorizzazione e/o l’interconnessione e il controllo automatico dei processi.
  • Dispositivi per migliorare la sicurezza sul posto di lavoro attraverso l’interazione uomo-macchina
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Come e perché usufruire del Piano Transizione 4.0

Per poter usufruire del Credito d’imposta previsto dal Piano Transizione 4.0 il bene strumentale, sia materiale che immateriale, l’azienda è obbligata a esibire una perizia tecnica, redatta da un professionista, oppure un attestato di conformità rilasciato da un ente di certificazione accreditato.

Se l’impresa ha acquistato un bene con costo inferiore ai 300.000 €, basterà una dichiarazione di un rappresentante legale dell’azienda. Al contrario, come detto, per acquisti superiori ai 300.000 € servirà una perizia tecnica.

Anche se l’azienda ha già utilizzato le agevolazioni negli anni precedenti, può comunque usufruire del Piano Transizione 4.0, a patto che l’impresa dimostri che il bene ha tutte le caratteristiche previste dalla legge e sia collegato ai fornitori o al sistema di gestione produttiva.

Vantaggi per le aziende

Per le aziende che effettuano investimenti in beni strumentali è riconosciuto un credito di imposta vantaggioso che nel biennio 2023-2025 sarà come segue:

Beni strumentali immateriali tecnologicamente avanzati 

L’aliquota percentuale dell’anno viene riconosciuta per gli investimenti effettuati fino al 30 giugno dell’anno successivo rispetto a quello indicato. La condizione necessaria sarà quella che vede il venditore accettare l’ordine entro il 31 dicembre dell’anno in corso con un acconto pari almeno al 20% del costo di acquisto.

La spesa può essere fatta anche nell’acquisto di servizi di Cloud Computing.

  • 2023: Credito di imposta al 20% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di Euro.
  • 2024: Credito di imposta al 15% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di Euro.
  • 2025: Credito di imposta al 10% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di Euro.

Beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati 

Se il relativo ordine viene accettato dal venditore entro il 31 dicembre 2025 e sono stati versati acconti pari almeno al 20% del costo di acquisto, il credito d’imposta è riconosciuto per gli investimenti realizzati fino al 30 giugno 2026.

  • Credito di imposta al 20% del costo per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro
  • Credito di imposta al  10% del costo per gli investimenti oltre i 2,5 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili pari a 10 milioni di euro
  • Credito di imposta al 5% del costo per gli investimenti tra i 10 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili pari a 20 milioni di euro
  • Credito di imposta al  5% del costo per gli investimenti superiori a 10 milioni fino al limite massimo di costi complessivamente ammissibili pari a 50 milioni di euro degli investimenti inclusi nel PNRR.

Valore BF è al tuo fianco nel percorso di innovazione tecnologica e digitale, sfrutta le agevolazioni del Piano Transizione 4.0 per i tuoi investimenti in ambito ICT o 3D. Contattaci per avere maggiori informazioni su come possiamo aiutarti a trasformare la tua azienda.

Cos’è un attacco alla supply chain e come difendersi

Cos’è un attacco alla supply chain e come difendersi

Non si dà ancora la giusta importanza agli attacchi della supply chain. Trascurandoli, però, si rischia di esporre la propria infrastruttura a danni irreparabili.

Gli attacchi alle supply chain, invece di colpire direttamente le aziende, vanno ad attaccare i fornitori che possono non avere la stessa cura che ha la tua impresa nel scegliere i servizi di sicurezza più adatti.

In questo modo, le aziende che si riforniscono da terze parti, rischiano di vedere i propri server o i propri computer presi di mira da attacchi dai quali è molto complesso risalire poi all’origine.

Secondo quanto riportato da Acronis, il 53% delle aziende in tutto il mondo non ha la giusta percezione del rischio che si corre con gli attacchi alle supply chain.

In questo articolo ti spiegheremo bene perché è importante affidarsi a fornitori che utilizzino sistemi di protezione forti come quelli che utilizzi tu.

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Cos’è un attacco alla supply chain

Chiamato anche “Backdoor breach” o attacco di terze parti, l’attacco alla supply chain è quel tipo di cyberattacco che si realizza quando chi attacca riesce ad accedere alla rete di un’impresa attraverso una terza parte di fornitura o una serie di terze parti di fornitura, le supply chain appunto.

Proprio per le dimensioni che una catena di fornitura può avere, molte volte, risulta complicato risalire da quale porta è avvenuto l’attacco.

Diventa quindi essenziale proteggere la propria supply chain per poter produrre e lavorare con soluzioni in grado di mantenere un livello di protezione alto.

Come avviene un attacco alla supply chain

Per proteggere la propria supply chain è bene anche capire come questo tipo di attacchi avvengano.

La prima cosa che cerca un utente che vuole provocare dei danni informatici sono i protocolli di rete non sicuri, così come infrastrutture protette in maniera superficiale. In questo modo, con molta facilità, potrà modificare i codici sorgente andando a posizionare un malware.

Nello specifico, dunque, un criminale informatico si infiltra all’interno della supply chain attraverso, essenzialmente, tre modalità:

  1. Usando strumenti automatici in grado di provare coppie di nome utente e password fino a trovare quello corrispondente.
  2. Fingere di essere un contatto già conosciuto e infiltrarsi attraverso email di phishing con, all’interno, un link che, se cliccato, avvia il malware.
  3. Impossessandosi dell’account di un fornitore di fiducia dell’azienda.

Una volta che l’utente malintenzionato è riuscito a entrare, può sfruttare la rete danneggiando la reputazione del fornitore, ma anche dell’azienda. Per farlo gli basterà monitorare le comunicazioni tra fornitore e cliente e capire quale utente potrebbe essere più vulnerabile.

Quanto appena descritto è ciò che viene chiamato fase di ricognizione a cui segue l’attacco vero e proprio. Utilizzando i vari sistemi compromessi gli hacker possono inviare email fraudolente con malware ai clienti.

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Tipi di attacchi alla supply chain

Basta un codice sorgente modificato in maniera malevola, un computer esposto a rischi o un codice corrotto da qualche malware e l’attacco alla supply chain avrà inizio.

Un esempio è quello accaduto nel 2021 a Miami con l’attacco avvenuto attraverso Kaseya, società che offre servizi di monitoraggio rete in tutto il mondo. In quel frangente è stato inserito un codice malevolo nel loro software, colpendo oltre un milione di aziende che avevano come fornitore l’impresa.

Per difendersi al meglio, vediamo insieme quali sono i tipi di attacchi alle supply chain.

Attacco alla supply chain dell’hardware

Gli attacchi diretti verso parti di hardware sono quelli rivolti ai dispositivi fisici. Un utente malintenzionato andrà, quindi, a prendere di mira un qualsiasi dispositivo fisico che ha accesso alla supply chain, come può essere un computer, ma anche un USB drive.

Attraverso questi dispositivi si potranno installare programmi e applicazioni che possono agevolare l’hacker nell’accesso. Un attacco di questo tipo può causare danni ingenti.

Attacco alla supply chain del software

Per riuscire a mettere sotto scacco la supply chain può bastare un attacco alla parte software. Per farlo, l’hacker dovrà solo compromettere una piccola parte di un software nel quale inserire il malware che potrà poi essere trasmesso all’intera catena di fornitura.

Il malintenzionato sostituirà il codice sorgente di un software o di un’applicazione con uno malevolo, prendendo di mira, come punto per accedere, i vari aggiornamenti.

Questo tipo di attacchi sono difficili da tracciare e per questo risultano essere quelli più diffusi.

Immagina di utilizzare qualche servizio in Cloud, se un hacker decide di alterare il codice sorgente di questo servizio e inserire malware nel processo di aggiornamento, i programmi saranno corrotti e l’infezione potrà propagarsi tra tutti coloro che lo utilizzano, perciò anche a te.

Per questo è importante scegliere fornitori sicuri che utilizzano strumenti di protezioni adatti e simili a quelli che utilizzi tu per la tua azienda.

Attacco alla supply chain del firmware

L’attacco alla supply chain del firmware è un cyber attacco che va a interessare l’inserimento di un malware nel codice di avvio di un device.

In questo modo, appena si accenderà il dispositivo, il malware entrerà in azione danneggiando tutto il sistema. L’attacco sarà rapido, molto dannoso e di difficile tracciamento.

È un sistema molto furbo da parte degli hacker perché in grado di aggirare il sistema operativo e i software per rilevare i malware.

Un esempio è quello avvenuto qualche anno fa a causa del ransomware Robin Hood che tenne sotto ostaggio molte aziende americane.  Il ransomware andava a sfruttare il firmware per attaccare il root del computer, cifrando ogni file e concedendo la password solo dopo il pagamento di un riscatto.

supply chain

Come ridurre il rischio di attacchi alla supply chain

Ogni azienda può mettere in pratica alcune azioni che permettono di difendersi da possibili attacchi alle supply chain. Tra questi:

  • Allocare del budget per assumere dei professionisti dell’IT, chiamati analisi SOC – Security Operation Center, che saranno in grado di analizzare in maniera approfondita lo stato della sicurezza dell’azienda andando a indicare i punti deboli dell’infrastruttura. Saranno, inoltre, in grado di intervenire velocemente in caso di minacce o attacchi.
  • Formare i propri dipendenti sull’importanza della Cyber Security in azienda. Ogni persona che collabora o lavora con l’azienda, dovrà aver ben chiaro i rischi del mondo digitale e quale sia il suo ruolo per mantenere in sicurezza l’intera infrastruttura, segnalando, ad esempio, le email che possono essere fraudolente.
  • Aumentare i controlli sugli accessi dei fornitori. Questo significa che i tuoi fornitori dovranno accedere il meno possibile ai vostri sistemi, così da ridurre la possibilità di minacce.
  • Prepare un piano di Disaster Recovery che ti permetta di mettere in campo tutte le azioni necessarie per proteggere la tua azienda nel caso dei fornitori avessero un’infrastruttura compromessa.
  • Imparare a rilevare le minacce prima che si infiltrino nel sistema e bloccarle. In questo modo proteggerai a monte la tua azienda analizzando, attraverso programmi, i messaggi che possono arrivare e nascondere una minaccia.

 

Come individuare un attacco alla supply chain

È necessario individuare velocemente gli attacchi alle supply chain per minimizzare i danni ed evitare che siano irreparabili.

Per individuare l’attacco alla supply chain basterà utilizzare i più moderni strumenti e processi in grado di segnalare l’attacco e correre ai ripari. Nel farlo sarà necessario disporre di un alto livello di protezione interna su più fronti (es. firewall, antivirus, codice etico). 

Successivamente bisognerà applicare per i fornitori delle Policy di sicurezza informatica. Sarà fondamentale, quindi, veicolare le comunicazioni in maniera precisa e puntuale andando ad autorizzare solo il traffico necessario, dalle sorgenti necessarie, e solo verso le destinazioni necessarie. 

Questo traffico di rete dovrà essere poi tracciabile per avere il pieno controllo delle attività svolte. È, infine, raccomandata l’esecuzione periodica, sia per l’Azienda sia per i fornitori, di un Vulnerability Assessment che confermi lo stato di sicurezza della rete o che evidenzi delle falle da sanare.

Software collaborativi: quali sono e come scegliere quello più adatto

Software collaborativi: quali sono e come scegliere quello più adatto

Nella società in cui viviamo è sempre più importante che i dipendenti di un’azienda siano non solo sempre in comunicazione tra loro, ma che possano anche essere raggiunti in maniera agevole da clienti e fornitori.

I Software collaborativi permettono, quindi, ai vari team di un’azienda di collaborare in maniera semplice e veloce, mantenendo alta l’efficienza e la produttività dell’impresa.

Se ancora non conosci i vantaggi di questi sistemi, scoprirai:

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Cos’è il software di collaborazione

Un software di collaborazione, in inglese chiamato groupware, è quel specifico strumento che viene utilizzato tra i team di un’azienda per, come dice la parola stessa, collaborare attraverso un’unica piattaforma sia che i dipendenti si trovino in sede, sia che lavorino da remoto.

I software collaborativi permettono alle imprese di lavorare in maniera sicura, favorendo così l’attuazione dello Smart Working.

Come scegliere il software collaborativo giusto 

Per scegliere il software collaborativo più adatto a un’azienda è bene cercare di capire quali sono le esigenze dell’impresa e com’è strutturata, ad esempio se è previsto, o meno, lo smart working oppure se ha molti collaboratori esterni, ecc…

Una volta capito preliminarmente tutto ciò, l’azienda deve valutare:

  • Quanto vuole investire sull’innovazione in termini di tempo e nel creare un ambiente di comunicazione condivisa.
  • Quanto vuole investire in termini di budget annuale in software collaborativi.
  • Quali sono le tecnologie già presenti in azienda.

Rispondendo a queste semplici domande un’azienda può riuscire a capire quale tipologia di software per la Smart Collaboration può adattarsi meglio ai suoi bisogni.

I requisiti indispensabili del software collaborativo efficiente e produttivo 

Nella scelta di un software collaborativo bisogna fare attenzione ad alcuni requisiti fondamentali che deve avere per mantenere la Business Continuity. Dovranno, quindi:

  • Essere scalabili – I software collaborativi in cloud permettono di essere scalabili in base alle esigenze della singola azienda. 
  • Aggiornarsi frequentemente – Questo tipo di software dovrà riuscire a stare al passo coi tempi attraverso aggiornamenti frequenti.
  • Avere strumenti di sicurezza e privacy compliance – In ambienti dove si collabora con diverse persone e differenti clienti è fondamentale avere dei software collaborativi che permettano ai dati aziendali di essere sempre al sicuro da attacchi di qualsiasi tipo.
  • Essere flessibili – Il software collaborativo deve essere fruibile in maniera semplice e intuitiva dovunque la persona si trovi e su qualsiasi dispositivo venga usato.
  • Dialogare con le piattaforme e le applicazioni già utilizzate in azienda – Questo tipo di software dovrà rendere più semplice e smart il lavoro e dovrà quindi integrarsi perfettamente con tutti i programmi che l’impresa già utilizza per il suo lavoro.
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Quali sono i vantaggi dei software collaborativi 

I software collaborativi permettono, come abbiamo visto, di rendere più efficace la comunicazione e il lavoro di un team che riuscirà, attraverso di essi, a coordinarsi in maniera più semplice e veloce, ovunque essi si trovino.

Ma non solo. Un software di collaborazione permette anche di:

  • Gestire in maniera rapida e sempre sincronizzata diversi dati come documenti di lavoro, agende, stato dei lavori, ecc…
  • Non dover installare l’infrastruttura IT che verrà gestita e anche aggiornata direttamente da chi ha prodotto il software collaborativo.
  • Acquistare solo quello che serve all’azienda, grazie alla capacità di questi software di essere scalabili.
  • Accedere a conversazioni, dati e documenti ovunque ci si trovi, permettendo così di svolgere lo Smart Working in maniera agevole.

Prova la DEMO personalizzata di Valore BF 

Avrai capito che se vuoi adottare per la tua azienda dei sistemi di comunicazione interna efficaci, devi affidarti a software collaborativi in grado di migliorare la produttività e rendere più semplice la gestione dei singoli progetti.

La DEMO personalizzata di Valore BF ti permetterà di provare tutte le funzionalità della nostra soluzione di software collaborativo attraverso una call con un consulente BF a te dedicato, che sarà in grado di illustrare e consigliarti il sistema su misura per la tua azienda.

Nelle nostre soluzioni di Software Collaboration potrai trovare, in un solo spazio, gli strumenti per le chat aziendali, per organizzare le videoconferenze, integrare CRM e molto altro ancora.

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Cyber Risk: cos’è e come difendersi

Cyber Risk: cos’è e come difendersi

La sicurezza informatica è un tema sempre più centrale nelle aziende, con il Cyber Risk che sta diventando un fenomeno in forte crescita.

Dal 2017 gli attacchi informatici di grave entità sono cresciuti del 66%. Continuando su questa strada, nel 2024 si prevede che in Italia ci possano essere perdite attorno ai 25 miliardi di euro l’anno a causa di una mancata attenzione al Cyber Risk.

È importante quindi prendere consapevolezza dei rischi che le aziende possono incontrare e imparare come comportarsi in caso di attacco informatico.

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Che cos’è il Cyber Risk?

Quando parliamo di Cyber Risk ci stiamo rivolgendo a tutti quei rischi legati al mondo informatico e quindi che interessano i sistemi informatici presenti nelle varie aziende.

A seconda dei livelli di protezione, un’azienda può incorrere in diversi danni di vario genere in grado di compromettere anche i dati personali.

Questi attacchi esterni, a volte, possono essere individuati da un’azienda solo dopo molto tempo, quando ormai il danno è fatto. Per questo motivo è un tema che deve essere al centro delle strategie aziendali.

Cyber Risk: che cosa sono gli eventi accidentali e gli eventi dolosi?

Il Cyber Risk può presentarsi sotto diverse forme per un’azienda, nessuna di queste da sottovalutare:

  • Eventi accidentali, sono Cyber Risk causati involontariamente dagli utenti che utilizzano i sistemi informatici dell’azienda. Tra questi, ad esempio, ci sono i semplici guasti, ma anche utilizzare degli hardware vecchi e non compatibili con i nuovi sistemi di sicurezza.
  • Eventi dolosi, sono azioni malevole che l’azienda subisce a seguito di attacchi da parte di persone non autorizzate ad accedere ai servizi o ai dati personali. Tra questi abbiamo gli attacchi hacker effettuati da persone esterne che accedono al sistema.

Cyber Risk: danni potenziali

Subire un attacco informatico e quindi essere suscettibili a qualsiasi tipo di Cyber Risk può portare ad alcuni danni potenziali, come:

  • Danneggiamento dei sistemi informatici
  • Danneggiamento dei sistemi elettronici
  • Danni a causa dell’interruzione della Business Continuity
  • Danni alla reputazione aziendale con rischio di richiesta di risarcimento danni da parte di terze persone
  • Perdita di clienti e di fornitori
  • Ulteriori costi legati all’intervento di professionisti per risolvere i problemi legati all’attacco informatico.
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Quali sono le misure di sicurezza contro gli attacchi informatici

Come avrai capito il Cyber Risk è un’eventualità che qualsiasi azienda deve prendere in considerazione, cercando di mettersi in sicurezza attraverso alcune semplici azioni:

  1. Mantenere i sistemi operativi sempre aggiornati – Attraverso processi che in autonomia si occupino di mantenere tutto l’impianto informatico in sicurezza.
  2. Avere e aggiornare l’antivirus – Ogni azienda deve possedere sistemi di antivirus, completi di licenza, che permettano di rilevare in maniera tempestiva l’eventuale presenza di attacchi malevoli.
  3. Installare i Firewall – Possedere dei firewall impedisce ai malintenzionati di accedere alla rete privata, proteggendola così anche dai malware ed evitando ai server aziendali di essere vulnerabili.
  4. Possedere sistemi di backup aziendali – Questo tipo di operazione permette di mantenere sempre al sicuro i dati aziendali. Creando una copia di tutte le informazioni, permette di diminuire di molto il Cyber Risk.
  5. Prevedere un Disaster Recovery Plan – Questo tipo di piano permette a un’azienda di ripristinare, in pochissimo tempo, tutte le funzionalità dopo che ha subito un qualsiasi danno, mantenendo così l’operatività.

 

Come prevenire i rischi informatici

A queste fondamentali misure di sicurezza contro gli attacchi informatici aggiungiamo che ci possono essere anche altre semplici misure di prevenzione che permettono di ridurre al minimo i rischi informatici.

Una delle prime cose da fare, infatti, è quella di formare i propri dipendenti sui rischi che l’azienda può incontrare dal punto di vista informatico.

Conoscere bene le funzionalità dei sistemi informatici e comprendere al meglio come possono essere vulnerabili se non si presta la giusta attenzione, può aiutare a minimizzare i rischi che l’azienda può incontrare derivanti dall’errore umano.

Ricordiamo inoltre che la formazione dei lavoratori dell’azienda sulla sicurezza informatica è sancita anche nel GDPR, art 29 in cui si legge come chiunque abbia accesso a dispositivi contenenti dati sensibili deve essere formato nella protezione degli stessi.

Vi raccomandiamo, inoltre, di invitare i vostri dipendenti a utilizzare password sicure, difficili da indovinare e di prestare molta attenzione a link o allegati sospetti che possono ricevere via email anche se sembrano arrivare da mittenti sicuri e conosciuti.

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Come gestire i rischi informatici

A fronte del Cyber Risk e di tutte le azioni messe in campo per prevenire qualsiasi tipo di attacco informatico, è necessario che l’azienda sappia come gestire gli eventuali rischi.

L’impresa dovrà avere un approccio strategico al fine di gestire in maniera corretta la sicurezza dei dati che raccoglie.

Risulta fondamentale perciò sapere a chi rivolgersi nel momento in cui il rischio informatico si avvera. Bisogna quindi prevedere un team di professionisti pronti a intervenire e che sappiano prendere le decisioni migliori per far fronte alla gestione di un attacco cibernetico.

Sarà poi utile avere sempre ben chiare tutte le azioni da dover compiere nel momento in cui il Cyber Risk si presenta in una delle sue forme.

Ultimo, ma non meno importante, per gestire al meglio i rischi informatici è bene adottare soluzioni in grado di individuare, precocemente, le minacce così da mettere in moto tutte quelle azioni che permettono di recuperare in breve tempo i dati e quindi l’operatività dell’azienda.

Per fare tutto ciò che vi abbiamo indicato, sarà dunque importante prevedere un sistema di Disaster Recovery in grado di proteggere i dati aziendali e avere a disposizione sempre dei professionisti in grado di intervenire quando ce n’è più bisogno.

Syneto: la soluzione di Valore BF

La soluzione che propone Valore BF contro il Cyber Risk è Syneto, una piattaforma iperconvergente, che racchiude in sé tutte le funzionalità di un’infrastruttura primaria, con un’altra composta da Replication on/off-site, Backup / Ripristino istantanei e Disaster Recovery.

Con Syneto, oltre a prevedere una Data Protection integrata, l’azienda ha la possibilità di avere un Disaster Recovery meno complesso e costoso rispetto a un’infrastruttura tradizionale. Inoltre con Syneto puoi:

  • Avere un sistema che tutti i giorni, anche più volte all’ora, crea un salvataggiodei dati.
  • Avere un sistema che ti dà la possibilità di tornare indietro all’ultima “fotografia” e far ripartire rapidamente l’operatività aziendale.
  • Avere una piattaforma che ti permette di velocizzare il processo di ripristino.

Scegliere Syneto vuol dire semplificare la gestione dell’IT aziendale, riducendo i costi grazie alla sua scalabilità e tornando all’operatività aziendale in poco tempo nel momento in cui il Cyber Risk si dovesse presentare.

Connettività FTTH: cos’è, come funziona

Connettività FTTH: cos’è, come funziona

Viviamo in una società interconnessa dove, che sia per lavoro o per svago, si ha la necessità di avere una connessione internet stabile, veloce e sicura. 

A offrire tutto questo ci pensa la Fibra FTTH portando nelle aziende e nelle case una connessione a passo con le esigenze degli utenti.

Per capire i vantaggi di una connessione a fibra ottica, in questo articolo ti parleremo di:

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Cos’è la connettività FTTH?

Quando utilizziamo il termine Fibra FTTH (acronimo per Fiber To The Home) ci stiamo riferendo a tutte quelle connessioni a banda ultra larga dove il collegamento dal modem di casa o dell’azienda fino a dove viene trasmesso il segnale, è interamente composto in fibra ottica.

La Fibra FTTH funziona attraverso la trasmissione di dati attraverso fili sottilissimi realizzati in fibra vetrosa che riescono a diffondere i segnali ottici.

Questo tipo di connessione, al momento, è la soluzione ideale per tutti quegli utenti che desiderano avere una linea stabile, sicura, veloce – si può raggiungere fino a 2,5Gbps – in grado di impattare in maniera minima sull’ambiente.

Come funziona la connettività FTTH?

L’introduzione della connessione in fibra ottica ha migliorato di molto le prestazioni della rete internet delle nostre aziende e delle nostre case, permettendoci così di lavorare in totale sicurezza, evitando fastidiosi buffering o caricamenti lenti.

La fibra FTTH funziona attraverso le reti ottiche sia passive che attive, che ricevono i dati sotto forma di luce. 

  • La fibra ottica attiva usa l’elettricità per trasmettere i dati. Ha quindi bisogno di energia e di sistemi in grado di dividere e instradare i dati a utenti differenti. Questa copertura FTTH si basa sull’Ethernet, diventando più agevole e flessibile.
  • La fibra ottica passiva usa degli splitter ottici che permettono di spezzare e trasmette i dati per tutta la rete. Servendo un massimo di 32 utenze la sua larghezza di banda dipende da quanti utenti sono connessi. In questo caso l’elettricità servirà solamente all’inizio e alla fine. Questo tipo di copertura FTTH, pur avendo bisogno di poca manutenzione, ha una portata molto bassa e ha bisogno di prossimità rispetto a dove partono i dati.

Perché scegliere la connettività FTTH?

Passare a una copertura FTTH vuol dire:

  • Avere una fibra ottica che garantisce velocità nella trasmissione di dati, così da permettere di lavorare senza dover aspettare noiosi caricamenti di pagina.
  • Avere un segnale che non subisce interferenze, nemmeno dal maltempo.
  • Avere una connessione in fibra ottica che ha una grande resistenza e ottima flessibilità, tanto da richiedere poca manutenzione.
  • Avere una copertura FTTH più sicura, perché la struttura del cavo rende difficile intercettare la trasmissione dei dati, risultando così molto utile a tutte quelle aziende che hanno bisogno di mantenere un certo livello di sicurezza.
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Cosa cambia da FTTC a FTTH?

È bene tenere a mente quando parliamo di connessione della fibra ottica la differenza che intercorre tra fibra FTTH e FTTC.

Fino a qualche anno fa la connessione internet arrivava negli edifici grazie al dipanamento di cavi in rame, meno sicuri, con maggiore necessità di manutenzione e soggetti agli eventi atmosferici.

Con i cavi in rame, quindi, più un edificio si trovava lontano dalla cabina di smistamento più la connessione poteva essere instabile. Con la copertura della banda larga questo problema è stato superato.

La rete su cui navighiamo ora utilizza, per buona parte, la fibra ottica con una sostanziale differenza:

  • La Fibra FTTH dove la connessione, a partire dalla centrale fino al modem sulle nostre scrivanie, è in fibra ottica. Questa è la soluzione più stabile e veloce, permettendo l’utilizzo di più dispositivi collegati contemporaneamente senza alcuna perdita di velocità.
  • La Fibra FTTC, ovvero Fiber to The Cabinet, indica quella fibra che da una parte ha un cavo in fibra ottica che unisce la centrale a un armadio stradale, mentre dall’altra ha un cavo in rame che collega l’armadio stradale alle utenze. Questo significa che nell’ultima parte si ha una maggiore dispersione e una connessione leggermente più lenta.

Come si collega la Fibra FTTH

La Fibra FTTH è molto facile da trasportare dato il suo peso infinitamente minore rispetto ai vecchi cavi in rame.

Proprio per questo la sua installazione ha bisogno di minor manodopera e quindi costi più contenuti, che poi si riflettono sui nostri canoni di abbonamento.

Per collegare la fibra ottica agli stabili c’è bisogno di un intervento tecnico per sostituire i vecchi doppini in rame con la fibra. Avere la fibra pura quindi e non la FTTC, dipende dai lavori che sono stati apportati nelle zone dagli operatori (Fibercop – Open Fiber) la società che si sta occupando di creare una rete di fibra ottica per tutta Italia.

Questi operatori, dunque, una volta posata la Fibra FTTH, potranno noleggiare ai vari provider la propria rete che poi offriranno ai vari utenti le offerte migliori. 

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Come si verifica la copertura FTTH

Sempre più zone d’Italia hanno una copertura FTTH, ma se vuoi verificare che il quartiere dove si trova la tua azienda sia coperta da connessione in fibra ottica, ti consigliamo di visitare la pagina dedicata di Open Fiber – Fibercop.

Ti basterà inserire l’indirizzo del tuo stabile, il numero civico e la città in cui si trova per avere tutte le informazioni utili per la tua connessione.

 

Una migliore connettività con BFast

BFast è la soluzione semplice, modulabile e affidabile per la tua azienda che unisce in un unico contratto e quindi in un unico canone tutti i servizi di linea Voce e quelli di linea Dati, portando la connettività ovunque con un’assistenza professionale completamente dedicata.

Valore BF porta la connessione e le linee telefoniche all’interno della tua impresa, rendendo più semplice l’innovazione digitale. Saremo noi stessi a verificare quale operatore telefonico sia il migliore della zona in cui ti trovi.

Per noi è importante prenderci cura delle tue linee monitorando le infrastrutture e garantendoti non solo efficienza delle prestazioni e dei costi, ma anche una continuità del servizio grazie al back up LTE.

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